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L'Europa unita contro il commercio d'avorio: votato bando totale.

Roma, 16-09-2016 | È una decisione storica quella presa dal Parlamento Europeo nella seduta di giovedì 15-09. Con l'obiettivo di arrestare o quanto meno limitare il traffico illegale di specie protette, che rappresenta oggi il quarto mercato illegale mondiale, il Parlamento Europeo ha votato una risoluzione volta a mettere al bando il commercio d'avorio, a partire dal territorio della Comunità Europea. La risoluzione arriva qualche giorno dopo la stessa mozione, purtroppo non legalmente vincolante, approvata dal congresso IUCN che si è tenuto alle Hawaii (>> il comunicato stampa in inglese) e che ha esplicitamente chiesto a tutti i paesi di collaborare al fine di fermare il traffico, legale e illegale, di avorio, responsabile della diminuzione spaventosa del numero di elefanti africani e asiatici e consistente fonte economica per i gruppi terroristici di matrice islamica. 

La risoluzione rappresenta, di fatto, la posizione che la Comunità Europea terrà in occasione del CoP17 - Conference of the Parties - del CITES (Convention on the International Trade of Endangered Species) che aprirà i lavori a Johannesburg, ZA, il 24 settembre prossimo. 

La Francia ha già firmato un decreto in merito, come aveva annunciato il Ministro Ségolène Royal in primavera durante un viaggio in Kenya: da fine agosto (2016) in tutto il Paese e nei territori è vietato il commercio legale di avorio e corni di rinoceronte. Il divieto vieta altresì la vendita e il restauro di manufatti di avorio realizzati dopo il 1975, anche se regolarmente acquisiti.

"La risoluzione del Parlamento Europeo rappresenta un traguardo importantissimo nella conservazione di una specie iconica come l'elefante africano", dichiara Lorenzo Girardi, Presidente Nazionale ANPANA Onlus. "Abbiamo accolto con entusiasmo il desiderio espresso dal Ministro Galletti in occasione dell'Ivory Crush di Roma a marzo di non vedere più avorio nelle case degli italiani. Da quando abbiamo creato il progetto Angels for Africa ci battiamo per sensibilizzare le coscienze dei nostri concittadini sugli orrori dell'avorio. Fondamentale, per evitare l'estinzione e arrestare questo traffico insanguinato, investire in prevenzione e monitoraggio e soprattutto inasprire le pene e contrastare la corruzione che agevola l'attività di questi terroristi".

Lo stesso Parlamento Europeo ha sottolineato l'importanza del contrasto alla corruzione quale elemento fondamentale per tagliare le vie del traffico illecito di specie protette, in primis di avorio. Pochi giorni fa in Germania le autorità doganali hanno sequestrato oltre 1 tonnellata di avorio illegale, del valore di un milione di dollari, a confermare che l'Europa è una delle rotte di transito scelte dai trafficanti internazionali.

Il secondo punto cruciale della risoluzione approvata dal Parlamento Europeo riguarda la limitazione o il bando della caccia al trofeo, spesso a danno di specie già pesantemente minate dal bracconaggio. Gli introiti del turismo venatorio sono allettanti: 5 giorni di safari di caccia in Sudafrica per uccidere 1 bufalo costano 13.000 dollari per il cacciatore - 800 per l'osservatore; la vita di una leonessa vale 15.000 dollari, mentre il re della foresta, il leone maschio, viene venduto a 26.500 dollari, si sale ancora per l'elefante - e ci sono anche le offerte 3 in uno (caccia a bufalo, leone ed elefante per 40.000 dollari circa). Eppure, come dimostra un rapporto del David Sheldrick Wildlife Trust, tali introiti sono ininfluenti sul totale dell'indotto turistico per i paesi africani. La stabilità economica delle comunità locali arriva dalla promozione di un turismo sostenibile e rispettoso delle biodiversità: è dimostrato che un elefante vivo produca, nell'arco della sua esistenza, introiti di milioni di dollari per le comunità locali, a fronte di 'miseri' 30.000 dollari per l'uccisione di un esemplare. (>> il rapporto completo, in inglese)

"Gli ultimi dati diffusi dall'IUCN parlano di quasi 80.000 specie animali e vegetali inserite nella Red List of Endangered Species", commenta Vincenzo D'Adamo, Consigliere Nazionale ANPANA Onlus e Responsabile Unità Ranger del Progetto Angels For Africa. "Di queste, circa il 30% è a rischio estinzione. Il traffico illecito di specie protette è al quarto posto mondiale quanto a introiti, dopo il traffico di droga, la tratta di esseri umani e il traffico d'armi. Ed è strettamente connesso sia al traffico di droga che al traffico d'armi, andando direttamente a rimpinguare le casse e gli arsenali del terrorismo di matrice islamica. Per questo la risoluzione del Parlamento Europeo arriva come un raggio di speranza per quanti da sempre auspicano l'intervento in forze dei Governi di tutto il mondo. Solo uniti possiamo sperare di salvaguardare la biodiversità ed evitare l'estinzione di specie straordinarie. Vi immaginate un'Africa senza elefanti, rinoceronti o leoni? Noi onestamente non ce la facciamo. L'estinzione di queste specie avrebbe massicce conseguenze non solo sull'ecosistema africano ma su tutto il mondo quanto a cambiamenti ambientali e climatici. Tutto è collegato e siamo tutti responsabili per loro".

Il lancio stampa del Parlamento Europeo >>

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I bracconieri sfruttano foto geotaggate e riviste scientifiche per trovare prede

  • Pubblicato in News

I bracconieri e i trafficanti di specie animali e vegetali sfruttano le riviste scientifiche per individuare i luoghi cui approvvigionarsi di animali (vivi o morti) e vegetali per soddisfare le richieste dei loro clienti. È quanto emerge da un'intervista a Jian-Huan Yang, Dirigente del Kadoorie Farm and Botanic Garden di Hong Kong ed esperto in conservazione, che recentemente ha scoperto alcune nuove specie di geko delle caverne in Cina. 

Copyright Kadoorie Farm and Botanic Garden | Photo by Jian-Huan YangUltimamente, infatti, i collezionisti hanno iniziato ad utilizzare report e studi scientifici pubblicati sulle riviste di settore per identificare sia nuove specie che aree particolarmente ricche di animali e vegetali da 'rapire' e immettere sul mercato. 

Per questa ragione, in seguito alla scoperta del Goniurosausus kadoorieorum, Yang ha deciso di non rendere nota la zona geografica in cui la nuova specie di geko è stata identificata e studiata. 

I geki sono molto di moda fra i collezionisti d'animali esotici e le riviste scientifiche (oltre alle foto geotaggate) stanno offrendo troppe informazioni utili ai bracconieri, responsabili della quasi estinzione di molte specie. 

Le preoccupazioni di Yang non sono infondate: già nel 2010 e nel 2013 aveva scoperto e descritto nuove specie di geko delle caverne, in ricerche effettuate insieme ad alcuni colleghi. Ignaro del rischio, aveva pubblicato anche i luoghi di scoperta, alcune caverne della Cina meridionale. Poche settimane dopo, i collezionisti e i mercanti di specie esotiche iniziarono a catturare i geki basandosi proprio sulle informazioni ottenute dalle pubblicazioni scientifiche e a rivenderli non solo sul mercato nazionale, ma anche oltre oceano, negli Stati Uniti e in Europa. 

L'allarme è lanciato, dunque: l'identificazione di nuove specie deve andare di pari passo con i principi fondamentali della conservazione e della tutela delle biodiversità. 

[Fonte: Kadoorie Farm and Botanic Garden | Photo by Jian-Huan Yang]

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