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Il 14 agosto 1991 la Repubblica Italiana approva la Legge 281, legge quadroin materia di animali di affezione e prevenzione del randagismo, che sarà poi pubblicata sulla Gazzetta Ufficiale del 30 agosto successivo.
Si compone di 9 articoli e introduce principi importanti, che hanno portato ad ulteriori miglioramenti normativi in merito di tutela animale:
- lo Stato si fa promotore di un movimento di tutela del benessere degli animali d'affezione e condanna ogni crudeltà nei loro riguardi, ivi inclusi maltrattamenti ed abbandono
- gli animali vaganti non possono essere soppressi se non in casi estremi e da un veterinario, né possono essere utilizzati per sperimentazioni scientifiche
- i gatti di colonia possono essere affidati ad Associazioni Animaliste e la loro sterilizzazione è a carico dell'Autorità Sanitaria competente sul territorio
- viene affidato alle Regioni l'obbligo di istituzione dell'anagrafe canina, così come si definiscono le competenze dei Comuni e l'eventuale appoggio e supporto delle Associazioni Animaliste
- le Regioni hanno altresì l'obbligo di adottare programmi di prevenzione al randagismo, di concerto e in collaborazione con le associazioni di settore sul territorio, avendo facoltà di organizzare campagne di informazione e sensibilizzazione, corsi di aggiornamento per operatori delle istituzioni, percorsi di educazione scolastica alla corretta convivenza con gli animali e al rispetto del loro habitat
#WorldElephantDay | Oggi, 12 agosto, è la Giornata Mondiale dell'Elefante. Un gigante fragile, ucciso al ritmo di 1 ogni 15 minuti per le sue zanne, che verranno trafugate verso i paesi asiatici, in particolare la Cina, spesso in cambio di armi e denaro che alimenta le casse del terrorismo islamico. Si calcola che ogni anno vengano uccisi oltre 30.000 esemplari. Di questo passo, entro 10 anni, forse meno, questi iconici pachidermi non calcheranno più il suolo d'Africa (e dell'Asia), con un impatto devastante sull'ecosistema... e sul patrimonio dell'umanità.
Poco più di un secolo fa, all'inizio del 1900, in Africa vagavano liberi almeno 10 milioni di elefanti. Nel 1979 ne restavano 1 milione e 300 mila esemplari... ridotti a meno della metà in un decennio appena. Oggi si stima ne restino meno di 400.000 esemplari, vittime quotidiane di una guerra di sangue e orrore che ha implicazioni ben più profonde del semplice traffico internazionale d'avorio.
"La giornata mondiale degli elefanti ci invita a riflettere sui danni irreversibili che stiamo causando al nostro meraviglioso pianeta", commenta Lorenzo Girardi, Presidente Nazionale ANPANA Onlus. "Questi straordinari pachidermi, che hanno dimostrato di comunicare fra loro, condividere memoria, emozioni, lutti, stanno scomparendo ad un ritmo impressionante. L'estinzione di una specie porta sempre conseguenze gravissime non solo sull'ecosistema di cui è tipica, ma a cascata su tutti gli altri".
Da recenti studi emerge come la biodiversità si sia ridotta drasticamente in appena 30 anni e di come innumerevoli specie animali e vegetali siano a rischio inevitabile d'estinzione. "Sapete che nel mondo un mammifero su quattro è a rischio estinzione?" prosegue Girardi. "Cosa faremo dopo? L'estinzione è irreversibile, è un 'per sempre'. Noi di Anpana abbiamo scelto di fare qualcosa adesso: con il progetto Angels for Africa lavoriamo per creare collaborazioni e realizzare progetti di conservazione e tutela, affiancando le organizzazioni sul territorio africano e dando voce il più possibile alle difficoltà che incontrano nel proteggere la biodiversità del continente. Naturalmente lavoriamo in modo attivo e capillare anche e soprattutto in Italia, grazie all'impegno costante e alla preparazione delle nostre Guardie Zoofile, affinché l'ambiente e le creature che lo abitano siano rispettati e protetti".
Le difficoltà operative nel continente africano sono molteplici: gli elefanti vengono uccisi in modo brutale, spesso semplicemente immobilizzati da scariche di AK-47 e privati delle loro zanne mentre ancora sono in vita, altre volte vengono sterminati in massa attraverso l'avvelenamento delle pozze d'acqua cui vanno ad abbeverarsi, con conseguente catena di 'danni collaterali', dagli altri mammiferi via via agli animali spazzini, compromettendo inevitabilmente il ciclo della vita.
"Il dramma del bracconaggio, soprattutto in Africa, è duplice", commenta Vincenzo D'Adamo, Consigliere Nazionale ANPANA Onlus e Responsabile Unità Ranger del Progetto Angels for Africa. "Da un lato, come tutto ciò che purtroppo accade in quel continente, non fa notizia a meno che non sia coinvolto un occidentale o meglio un connazionale. Quanti parlano dei 35.000 elefanti massacrati ogni anno in modo mostruoso per le loro zanne in avorio? Quanti parlano delle migliaia di rinoceronti persi in poco più di un decennio, perché il loro corno è considerato afrodisiaco e antitumorale dalla medicina tradizionale cinese? Pochi, perché a pochi interessa che un mondo intero stia scomparendo".
I bracconieri sono ben armati, con equipaggiamenti da guerra, con infiltrazioni nelle Autorità dei Parchi, nel mondo politico e amministrativo locale, nonché nelle forze dell'ordine. La grande richiesta d'avorio da parte della Cina e di altri paesi fa quotare le zanne grezze (dati del mercato vietnamita) a $1.800 al kilo. Nel 2014, in Cina, veniva quotato fino a $2.100 al kilo. Il giro d'affari è enorme e il crimine organizzato ne è responsabile da sempre, con una parte consistente degli introiti saldamente nelle mani dei gruppi terroristici internazionali.
"L'altro aspetto tragico del bracconaggio in Africa", spiega D'Adamo, "quello che dovrebbe farci riflettere e soprattutto attivare a supporto delle autorità locali e delle tante ong che stanno lavorando in condizioni critiche, è che gli introiti di questi traffici di morte vanno in larga parte a foraggiare le casse del terrorismo internazionale di matrice islamica, da Boko Haram a Al Shabaab, con propaggini in altri gruppi e affiliati. E sappiamo tutti ormai tristemente da vicino quanto possa essere orribile l'azione di questi terrorismi. Il bracconaggio in Africa non è più solo un problema africano, è un problema mondiale. Per questo noi abbiamo creato Angels for Africa: un progetto di prevenzione e sensibilizzazione che ci vede impegnati ormai da 4 anni. Presto torneremo in Africa, perché buona parte del nostro cuore è là, in quella terra straziata, che rischia di perdere per sempre il suo patrimonio inestimabile di biodiversità".
Immaginare l'Africa o l'Asia privata per sempre di questi iconici pachidermi è difficile, ma sarà presto realtà: il bracconaggio è responsabile per le perdite maggiori, ma non dimentichiamo gli impatti climatici, la riduzione del loro habitat naturale, il conflitto con la sempre crescente urbanizzazione e la trasformazione di buona parte dei loro territori ancestrali in aree destinate ad agricoltura e allevamento. Proteggerli è nostro dovere. E la Giornata Mondiale loro dedicata dovrebbe essere occasione per riflettere sulle implicazioni irreversibili che l'estinzione degli elefanti avrebbe sull'ecosistema di due continenti... e non solo.
Il CDN, gli Ispettori Regionali, l'Ufficio Legale e l'Anpana tutta si stringono al Presidente Lorenzo Girardi e alla Sua famiglia in questo momento di dolore per il grave lutto che li ha colpiti.
Per quanti volessero porgere le proprie condoglianze di persona, le esequie si terranno il 12/08/2016 alle h. 16.00 presso la Chiesa del Sacro Cuore in Altamura.
Roma, 10 agosto 2016 | Oggi si celebra il #WorldLionDay, la giornata mondiale per i leoni. Il felino icona dell'Africa, da sempre sinonimo di coraggio, il re incontrastato del continente nero, è un altro dei giganti fragili del nostro pianeta. In 21 anni, secondo le stime IUCN, ha perso il 43% della popolazione (se guardiamo l'ultimo secolo, la percentuale sale al 90%) e, benché sia indicato solo come 'vulnerabile' nella Red List, si stima che potrebbe essere estinto entro il 2020. Caccia sconsiderata, perdita dell'habitat naturale, riduzione delle prede, conflitto uomo animale sono fra le principali cause della scomparsa del leone, che con probabilità, sempre secondo IUCN, è già estinto in 7 Stati dell'Africa Sub-Sahariana. La perdita del predatore più importante d'Africa avrebbe un impatto enorme sull'intero ecosistema.
Che si tratti di 'trophy hunting', caccia al trofeo, o uccisioni rituali da parte delle popolazioni locali, i leoni pagano un prezzo altissimo ad opera dell'unico loro predatore: l'uomo. Tristemente nota è la pratica del 'canned hunting', la caccia in scatola, letteralmente: leoni allevati in cattività e abituati all'uomo da anni di foto-ricordo con i turisti vengono rilasciati in territori recintati per essere uccisi da cacciatori stranieri. Aperto è il dibattito su quanto contribuisca effettivamente il turismo venatorio all'economia dei Paesi africani rispetto al giro d'affari legato al turismo fotografico e naturalistico: è indubbio, cifre alla mano, che un animale vivo renda più alle comunità locali di quanto non frutti la sua uccisione. Ricordate l'indignazione legata all'uccisione di Cecil The Lion, nel 2015? Lui aveva un nome, una storia. Molti Cecil The Lion vengono uccisi ogni anno in Africa senza fare notizia.
La morte di Cecil ha portato a modifiche legislative e restrizioni alla caccia al leone, ma vi sono anche altri fattori che vanno presi in considerazione per una efficace ed efficiente politica di conservazione del Panthera leo: l'espansione delle aree urbane, dei terreni agricoli e dei pascoli destinati agli allevamenti e la conseguente uccisione indiscriminata dei leoni in difesa di persone e greggi, la costruzione di strade attraverso i loro territori, oltre ai mutamenti climatici e alla crescente siccità (ricordiamo che il 2016 sta assetando paesi come il Sudafrica), la diminuzione delle prede disponibili, sono fattori che incidono pesantemente sulla sopravvivenza del maestoso felino.
Immaginate l'Africa senza il ruggito dei suoi leoni. Immaginate l'Africa senza il suo Re.