L'Anpana all'esercitazione di soccorso alpino e speleologico al Pulo sull’Alta Murgia
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La profonda dolina carsica sull’Alta Murgia al centro di una grande esercitazione organizzata dal Soccorso Alpino e Speleologico della Puglia con a capo l’ing. Giovanni Grassi, Responsabile delegato VII Zona Puglia e Basilicata.
Ha partecipato il gruppo del Servizio Protezione Civile della Polizia locale Commissario Capo Angelo Tragni, il Sovrintendente Capo Antonio Beltempo e l’Assistente Maria Forte unitamente al Vice comandante Pasquale Comodo dell’ANPANA/Associazione nazionale protezione animali, natura e ambiente col suo personale.
Coinvolti anche i componenti del CNSAS/Corpo Nazionale Soccorso Alpino e Spelologico, tra tecnici, medici, sanitari e collaboratori; tutti volontari, tra cui diversi speleologi altamurani: Nino Reale, Giuseppe Cicirelli, Giovanni Ragone, Leo Santoro, Michele D’Ambrosio.
Presente il Cons. reg. Enzo Colonna da cui è partita una proposta di legge insieme al suo collega Donato Pentassuglia (“Disposizioni regionali riguardanti il Corpo Nazionale Soccorso Alpino e Speleologico”) finalizzata ad integrare nel sistema regionale dell’emergenza-urgenza (118) e della protezione civile il Soccorso Alpino e Speleologico con la sua rete di operatori e volontari.
Il testo è disponibile al seguente link: http://www5.consiglio.puglia.it/GissX/XPubbGiss.nsf/0/A1F0F91032B434FBC12584BE0036F744?OpenDocument
Il campo base è stato attrezzato ai margini della grande voragine: un tenda per il primo soccorso, una barella d’emergenza e un’ambulanza. Lì è stato concertato un briefing per il protocollo da seguire.
L’esercitazione prevedeva la simulazione di un incidente con la caduta di una persona nell’inghiottitoio in fondo alla cavità. Recupero del ferito dal fondo della grave e la sperimentazione del metodo “Hermes”, ovvero di un sistema di trasmissione multimediale da utilizzare per l’invio di dati tra l’interno e l’esterno della grotta; monitoraggio del ferito, confronto con i colleghi che si trovano all’esterno, invio di parametri vitali, fotografie e video in tempo reale, comunicazione a distanza con una struttura sanitaria; a seguire la stabilizzazione del ferito e consegna a una squadra di tecnici con ulteriore trasporto della barella all’esterno della grotta con tecniche di soccorso alpino, fino all’ambulanza dove inizia la viabilità ordinaria.
All’esercitazione erano presenti anche tecnici provenienti dalla Calabria e dalla Basilicata.
L’inghiottitoio che si trova in fondo alla valle, normalmente chiuso da una grata, è profondo circa 50 metri, al cui interno si sviluppa un camminamento di circa 200 metri di lunghezza, scomodo per chi si inoltra, con strettoie, in alcuni tratti con volta bassa e presenza di acqua stagnante in alcuni punti.
L’acqua piovana che precipita giù lungo i crinali della voragine – dichiara lo speleologo Nino reale – s’incanala facilmente in questo inghiottitoio che la smaltisce in breve tempo per le numerose fratture presenti nella roccia.
L’esercitazione, iniziata alle ore 09.00, è terminata alle 19.30. La giornata anche se parzialmente soleggiata ha registrato una temperatura molto rigida.
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