Covid-19. Rischio abbandono animali d’affezione post-lockdown In evidenza
- Scritto da LA
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Era il 31 gennaio del 2020, quando, successivamente alla dichiarazione dello stato di emergenza internazionale da parte dell’Organizzazione Mondiale della Sanità, il Presidente del Consiglio deliberava a sua volta, lo stato di emergenza nazionale della durata di 6 mesi e stanziava i fondi necessari all’attuazione delle misure precauzionali utili a far fronte alla situazione pandemica emergenziale.
Ad un anno di distanza, e con lo stato di emergenza prorogato fino a fine aprile del 2021, molte cose sono cambiate, tra queste soprattutto le abitudini sociali degli italiani, i quali costretti dai lockdown a rimanere in casa, o comunque confinati in aree private, si sono ritrovati a dover modificare la propria routine quotidiana, il modo di relazionarsi con gli altri, le modalità lavorative, le passioni, gli hobby e tutte quelle altre semplici attività in precedenza considerate come la normalità.
Quanto descritto ha ovviamente fatto registrare anche diversi disagi di ordine psicologico, tra i quali stress, ansia, disturbo del sonno ed altri evidenti problemi legati alla solitudine. Ed è proprio questo ultimo aspetto che probabilmente ha innescato, come in una forma di reazione legata all’istinto primordiale della sopravvivenza, un processo che ha visto un aumento delle adozioni di cani e gatti da parte delle famiglie italiane, rispetto al 2019, pari a circa il 25%.
Ciò che è accaduto in Italia non rimane a quanto pare un caso isolato, un interessantissimo articolo del New York Times infatti, descrive attraverso l’intervista ad una donna di Brooklyn, la condizione psicologica che la ventottenne si è trovata a vivere durante la pandemia. Henry, questo il suo nome, ha evidenziato lo stato di solitudine che si è trovata ad affrontare quando, per via dell’emergenza sanitaria, molti tra amici e parenti, sono stati costretti a trasferirsi fuori città, una condizione che l’ha portata a trovarsi rapidamente da sola.
Lo stato di solitudine che n’è derivato, rischiava di sfociare in depressione, motivo per il quale la giovane donna ha deciso di accogliere in casa dei gatti e cominciare a prendersi cura di loro. “Non avevo letteralmente nessuno, poi sono arrivati i gattini e ho finalmente trovato qualcosa che mi ha reso felice e ha davvero occupato il mio tempo libero”. Questo quanto ha dichiarato.
Risulta abbastanza chiaro dall’intervista, che a spingere la donna ad adottare un animale d’affezione, sia stato il desiderio di combattere la solitudine ed impegnare il tanto tempo a disposizione. Ed è proprio questo ultimo aspetto a preoccupare le Guardie Ecozoofile (GEZ) dell’Associazione Nazionale Protezione Animali e Ambiente (ANPANA). Cosa succederà quando, da qui ad un anno, lo stato di emergenza sarà rientrato, lo smart working solo un ricordo e la frenetica routine quotidiana di nuovo una realtà? Cosa accadrà quando gli italiani si ritroveranno a non avere più tanto tempo a disposizione da trascorrere a casa e con i propri animali domestici?
Le GEZ, nell’ambito della sorveglianza degli abbandoni e del controllo del fenomeno del randagismo di cani e gatti, pur non avendo statisticamente specifici casi analoghi legati a periodi di pandemia occorsi in passato, hanno provato a valutare il relativo rischio e temono che quando le famiglie italiane ritorneranno alle vecchie abitudini, possa venire a verificarsi ciò che sono abituati a registrare tipicamente nei mesi successivi le festività natalizie o di S. Valentino: un’impennata dei numeri di abbandoni.
I parametri messi a sistema per la valutazione della probabilità che l’abbandono si concretizzi sono evidentemente differenti da caso a caso, quelli collegati al periodo natalizio ad esempio, sono relativi alla decisione dell’effettuazione di un regalo passata attraverso un’errata valutazione dell’impegno richiesto al ricevente l’animale, mentre per quanto attiene invece il rischio abbandono post-lockdown, il livello di probabilità che accada è legato all’errata percezione del futuro cambiamento, all’incapacità insomma di comprendere che le abitudini acquisite durante questo periodo di emergenza sanitaria e la “nuova realtà” che lo contraddistinguono, non hanno caratteristiche di continuità, anzi dovrebbe risultare abbastanza chiaro che quando il rischio contagio sarà ampiamente mitigato, la fase che seguirà sarà caratterizzata da tempistiche tipiche della conquista di una libertà negata. La tendenza a recuperare il tempo e le opportunità perse infatti, andranno ad impegnare quei momenti precedentemente a totale appannaggio della famiglia e dei propri amici a quattro zampe.
L’ANPANA continuerà a monitorare la situazione, collazionare informazioni e ad elaborare i dati raccolti allo scopo di tenere aggiornata la valutazione dello specifico rischio. Nel frattempo rivolge un appello alle Istituzioni ed agli Elementi di Organizzazione preposti affinché avviino una campagna di sensibilizzazione e tengano alta la guardia sul problema. Informazione, prevenzione e supporto al cittadino rappresentano la chiave per mitigare il potenziale rischio valutato.