PUO’ IL VETERINARIO O ALTRO SOGGETTO ESERCITARE IL DIRITTO DI RITENZIONE DI UN ANIMALE PRESSO LA SUA STRUTTURA FINCHè NON VIENE LIQUIDATA LA SUA PARCELLA? (Segnalazione pervenuta all'Ufficio Legale):

Dal punto di vista strettamente giuridico gli animali sono oggetti del diritto, beni mobili e purtroppo il diritto di ritenzione, disciplinato dall’art. 2756 del codice civile, è un istituto giuridico che, eccezionalmente, consente al creditore di trattenere il bene oggetto della prestazione effettuata sino all’ottenimento della relativa controprestazione da parte del debitore inadempiente.
Esiste però una giurisprudenza che va consolidandosi che riconosce l’animale quale essere senziente ed in particolare è da segnalare una sentenza che seppur non recentissima viene citata nel Manuale contro i crimini zoomafiosi della Polizia di Stato che specifica che determinare sofferenza non comporta necessariamente che si cagioni una lesione dell’integrità fisica e cioè una malattia dell’animale, potendo invece la sofferenza consistere in soli patimenti che, per quel che concerne l’animale, possono derivare anche da abbandono, da paure, da privazioni (Cfr.: Cass. Pen. Sez. III, 29.01.1999 n. 1215- Pres. Pioletti G. Rel. Savignano G. Crispolti P- P.M. Geraci). 
L’Ufficio Legale A.N.P.A.N.A. ritiene pertanto che certamente un pet possa subire patimenti psicologici in virtù dell’allontanamento coatto dal proprio proprietario e ritiene pertanto che sia necessario un intervento da parte del Parlamento per modificare tale normativa che consente persino la vendita dell ’animale in caso di inadempimento da parte del debitore (seppur una recente novella abbia dichiarato gli animali d’affezione, impignorabili).

F.to Avv. Maria Morena Suarìa